Home Medicina Interna Nuove prospettive nel trattamento dell’emicrania: gli anticorpi monoclonali

Nuove prospettive nel trattamento dell’emicrania: gli anticorpi monoclonali

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Il numero del 30 novembre del New England Journal of Medicine ospita ben due articoli dedicati al trattamento dell’emicrania.

Il primo si riferisce a un lavoro che ha utilizzato fremanezumab nella prevenzione dell’emicrania cronica, il secondo è un trial sull’efficacia dell’erenumab nella prevenzione dell’emicrania episodica.

Il fremanezumab è un anticorpo monoclonale che si lega ai polipeptidi alfa e beta calcitonina-correlati. Nella sua prima fase di sviluppo, questo farmaco è stato rivolto alla prevenzione dell’emicrania e della cefalea a grappolo, in studi di fase III iniziati nel 2017. Non è ancora approvato per la commercializzazione, ma è attesa un’approvazione da parte della FDA statunitense già nel 2018. Anche l’erenumab è un anticorpo monoclonale, agisce contro gli stessi peptidi bersaglio di fremanezumab, ed è anch’esso in corso di sperimentazione in studi di fase III.

 

Emicrania cronica e fremanezumab 

Il primo studio, sponsorizzato da Teva Pharmaceuticals, ha randomizzato 1.130 pazienti che soffrivano di emicrania ricorrente (mal di testa per 15 o più giorni al mese ed emicrania per 8 o più giorni al mese) in tre gruppi di trattamento: fremanezumab somministrato con cadenza trimestrale (675 mg, alla visita basale, con tre iniezioni da 225mg, seguiti da placebo alla settimana 4 e 8), fremanezumab somministrato mensilmente (675 mg alla visita basale e 225 mg alla settimana 4 e 8) o placebo.

Con questi trattamenti, è stato evidenziato come il numero medio di giorni di emicrania al mese si è ridotto di 4,3 giorni nel gruppo trattato con fremanezumab trimestralmente, di 4,6 giorni nel gruppo con somministrazione mensile e di 2,5 giorni nel gruppo di controllo.

L’analisi dei risultati dimostra in modo significativo che i pazienti trattati con fremanezumab hanno avuto una riduzione di almeno il 50% del numero medio di giorni di cefalea al mese (regime trimestrale, 38%, regime mensile, 41%), rispetto ai pazienti che hanno ricevuto placebo (18%).

Per quanto riguarda la sicurezza, sono stati registrati eventi avversi nel 64% dei pazienti che avevano ricevuto placebo, nel 70% di quelli in trattamento attivo trimestrale e nel 71% di quelli in trattamento attivo mensile. L’evento avverso più comune è stato il dolere nella sede di iniezione del farmaco, che si è verificato nel 30% dei pazienti in trattamento trimestrale, nel 26% di quelli in trattamento mensile e nel 28% di quelli trattati con placebo.

 

Emicrania episodica ed erenumab

Il secondo studio, sponsorizzato da Amgen e Novartis, entrambe impegnate nello sviluppo di erenumab, ha valutato l’utilità di questo anticorpo monoclonale nella prevenzione dell’emicrania episodica, considerata la forma più frequente (>90% delle persone con emicrania) e definita dalla presenza di mal di testa o emicrania per meno di 15 giorni al mese.

Sono stati randomizzati complessivamente 955 pazienti, assegnati a un trattamento con iniezione sottocutanea di erenumab, a una dose di 70 mg o 140 mg, o placebo, mensilmente, per 6 mesi.

Nella fase di trattamento attivo dello studio, è stata evidenziata una riduzione dei giorni di emicrania medi al mese: 3,2 giorni per il gruppo trattato con 70 mg di erenumab, 3,7 giorni per il gruppo trattato con 140 mg e 1,8 giorni nel gruppo placebo.

Dall’analisi dei dati risulta inoltre come sia stata ottenuta una riduzione di almeno il 50% dei giorni di emicrania media al mese nel 43% dei pazienti nel gruppo trattato con 70 mg di erenumab e nel 50% di quelli trattati con 140 mg, e solo nel 27% di quelli nel gruppo trattato con placebo.

Valutando appositi questionari somministrati ai pazienti, è risultato inoltre come il punteggio MPFID-EA sullo stato fisico (scala da 0 a 100, con valori più alti che rappresentano maggiore interferenza dell’emicrania con l’attività quotidiana) si sia ridotto di 5,5 e di 5,9 rispettivamente nei gruppi trattati attivamente con 70 e 140 mg di erenumab, mentre nel gruppo di controllo si è ridotto solamente di 3,3.

Anche in questo studio gli eventi avversi riportati sono stati simili nei tre gruppi di trattamento, ma gli eventi più frequenti sono stati episodiche nasofaringiti e infezioni del tratto respiratorio superiore e non, come nello studio precedente, reazioni a livello locale nel sito di somministrazione del farmaco.

 

 

Queste due sperimentazioni sembrano quindi offrire risultati davvero incoraggianti sull’efficacia degli anticorpi monoclonali nella prevenzione dell’emicrania, sia nella forma cronica sia in quella episodica, una malattia che in Italia si stima colpisca circa 5 milioni di pazienti.

Si tratta ora di capire se, una volta approvati per la commercializzazione, queste molecole saranno così costose da limitarne la loro diffusione, così come già si sta avvenendo per altri anticorpi monoclonali utilizzati in aree terapeutiche differenti.

 

 

Clicca sul riferimento bibliografico per andare all’articolo.

 

Stephen D. Silberstein, et al. Fremanezumab for the Preventive Treatment of Chronic Migraine. N Engl J Med 2017;377:2113-22.

 

Peter J. Goadsby, et al. A Controlled Trial of Erenumab for Episodic Migraine. N Engl J Med 2017;377:2123-32.

 

 

 

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