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Fibrillazione atriale e ictus: l’asse dell’onda P aiuta a stratificare il rischio

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Per stabilire l’indicazione ad un trattamento antitrombotico con anticoagulanti orali, in pazienti con fibrillazione atriale, è ormai di uso corrente il punteggio CHA2DS2-VASc. Si tratta in sostanza di una scala di valutazione che si basa su sette semplici parametri, in grado di stratificare il rischio di eventi tromboembolici. Un recente studio, apparso sulla rivista Circulation, propone di aggiungere un ottavo parametro, al fine di rendere questo punteggio ancor più efficace.

Il CHA2DS2-VASc Score

Il punteggio CHA2DS2-VASc considera sette variabili: età, genere, presenza di ipertensione arteriosa, scompenso cardiaco congestizio, diabete, malattia vascolare arteriosa, precedente ictus, TIA o tromboembolismo (vedi articolo in altra parte del giornale).

Secondo le più recenti line guida della Società Europea di Cardiologia, vi è indicazione ad un trattamento con anticoagulanti orali negli uomini con un punteggio CHA2DS2-VASc di 2 e nelle donne con un punteggio di 3 (classe I, evidenza A). Per i pazienti con un punteggio di 2 per le donne e di 1 per gli uomini, la terapia anticoagulante andrebbe considerata, valutando le caratteristiche specifiche del soggetto e le sue preferenze (Classe IIb). Le linee guida AHA/ ACC/HRS raccomandano un trattamento con anticoagulanti orali con un punteggio CHA2DS2-VASc ≥2.

Proprio poche settimane fa, un articolo su questo tema aveva sollevato alcuni dubbi sulla precisione di questo punteggio nel predire il rischio tromboembolico, a causa di un’incidenza molto variabile degli ictus ischemici.

L’ottavo parametro

Questo nuovo studio propone di analizzare in dettaglio l’onda P dell’elettrocardiogramma, nei periodi a ritmo sinusale, per ricavarne utili informazioni sul rischio tromboembolico del paziente.

Gli autori hanno valutato il rimodellamento atriale pro-trombotico mediante la misurazione di alcuni indici: durata dell’onda P, asse dell’onda P, blocco avanzato inter-atriale e forza terminale anomala dell’onda P nella derivazione V1. Hanno poi determinato il loro valore nel predire il rischio di ictus.

Lo studio ha incluso oltre 2.700 pazienti derivati da due sperimentazioni: Atherosclerosis Risk in Communities (ARIC) e Multi-Ethnic of Atherosclerosis (MESA).

L’analisi ha rivelato che un asse anormale dell’onda P era l’unico dei nuovi indici proposti ad essere associato ad un aumentato rischio di ictus ischemico (HR, 1,84), indipendentemente dalle altre variabili incluse nel punteggio CHA2DS2-VASc. L’aggiunta di questo nuovo parametro ha portato così a un significativo miglioramento nella previsione dell’ictus.

Il potere predittivo di questo parametro era talmente buona che gli autori hanno deciso di assegnare due punti a questo indice, creando così il nuovo punteggio P2-CHA2DS2-VASc.

Le informazioni racchiuse nell’onda P

Un’asse anormale dell’onda P, definito in questo studio come qualsiasi valore dell’asse al di fuori dell’arco 0-75°, sembra quindi rappresentare indice in grado di migliorare la capacità del punteggio CHA2DS2-VASc nella stratificazione del rischio tromboembolico.

Un’asse dell’onda P al di fuori del suo intervallo di normalità riflette alterazioni atriali, quali il rimodellamento fibrotico e il suo ingrandimento. Non è quindi difficile credere che possa esservi una relazione con il corrispondente rischio di ictus.

È peraltro evidente che questo nuovo parametro, che va ad integrare il precedente CHA2DS2-VASc, andrà testato in campioni di validazione molto vasti, al fine di determinarne i reali vantaggi.

Certo appare piuttosto curioso che venga proposta un’anali più attenta dell’onda P, proprio nei pazienti in cui, a causa della fibrillazione atriale, quest’onda non è analizzabile.

 

Franco Folino

 

Ankit Maheshwari, et al. Refining Prediction of Atrial Fibrillation-Related Stroke Using the P2-CHA2DS2-VASc Score: The Atherosclerosis Risk in Communities (ARIC) Study and Multi-Ethnic Study of Atherosclerosis (MESA). Circulation, published online October 2, 2018.

 

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