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L’azitromicina nel trattamento dell’asma bronchiale

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BruceBlaus/Wikimedia commons

Tra le malattie croniche più frequenti al mondo vi è sicuramente l’asma bronchiale, che si stima colpisca circa 50 milioni di persone, con forme moderate o severe.

Negli ultimi anni i trattamenti farmacologici disponibili, quali i corticosteroidi inalatori e i broncodilatatori ad effetto prolungato, hanno reso possibile un buon controllo della malattia con un efficace contributo nella prevenzione e nella cura delle crisi acute.

Tra i farmaci utilizzati in questa malattia vi sono anche i macrolidi, tra cui l’azitromicina, che agiscono non solo come antibatterici, ma anche attraverso i loro effetti antivirali ed antinfiammatori.

Sulla loro efficacia concreta nei pazienti con asma non sono però ancora disponibili dati certi. Per questo un recente studio, pubblicato lo scorso 4 luglio su The Lancet, ha valutato, con un disegno in doppio cieco, controllato con placebo e randomizzato, se l’azitromicina sia in grado di ridurre le esacerbazioni asmatiche in pazienti in terapia di mantenimento con farmaci inalatori.

Gli endpoin principali considerati sono stati il numero di eventi di riacutizzazione della malattia (severi o moderati), nel corso di un follow-up di 48 settimane, e la qualità di vita dei pazienti.

Dopo la fase di screening, sono stati inclusi nello studio 213 pazienti in trattamento attivo (azitromicina 500mg, 3 volte la settimana) e 207 in placebo. I soggetti inclusi nei due gruppi avevano caratteristiche cliniche simili, una mediana di età di 60 anni e una durata mediana della malattia di 32 anni.

I risultati dell’analisi hanno evidenziato una significativa riduzione nell’incidenza di esacerbazioni della malattia nel gruppo in trattamento attivo (placebo 1,86 per persona/anno; trattamento attivo 1,07 per persona/anno), sia nei pazienti con asma eosinofilo che non eosinofilo.

Il gruppo di pazienti trattato con azitromicina ha inoltre evidenziato un miglioramento nella qualità di vita e non è stata rilevata alcuna differenza significativa tra i due gruppi nel numero complessivo e nel tipo di eventi avversi gravi (azitromicina 8%; placebo 13%).

Alla fine dello studio, gli organismi resistenti all’azitromicina nei tamponi del naso e della gola sono risultati simili in entrambi i gruppi. L’analisi dei microrganismi potenzialmente patogeni resistenti all’azitromicina in 11 campioni di sputo ha mostrato che quattro (36%) al basale e quattro (36%) dopo il trattamento erano resistenti all’azitromicina nel gruppo placebo. Nel gruppo di pazienti in trattamento attivo sono stati riscontrati (in 10 casi) tre batteri alla visita basale (30%) e sei (60%) alla fine del trattamento.

I risultati di questo studio sembrano quindi convincenti, indicando come associare azitromicina alla terapia di mantenimento con corticosteroidi inalatori e broncodilatatori, possa ridurre le recidive acute dell’asma e migliorare la qualità di vita dei pazienti.

In un momento in cui è tanto forte il processo di sensibilizzazione per un uso contenuto e mirato degli antibiotici, è per certi versi sorprendente che venga proposto un trattamento con macrolidi come terapia cronica. D’altre parte i dati forniti dal presente studio in termini di resistenza batterica sono piuttosto confortanti e sembrano escludere effetti avversi rilevanti. Sono risultati che necessitano però, in questo senso, ulteriori conferme.

 

Cover image volume 390, Issue 10090

 

Peter G Gibson, et al. Effect of azithromycin on asthma exacerbations and quality of life in adults with persistent uncontrolled asthma (AMAZES): a randomised, double-blind, placebo-controlled trial. The Lancet Published online July 4, 2017.

 

 

 

 

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