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Alzheimer: con un’analisi del sangue si può prevedere lo sviluppo della malattia

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I livelli di due molecole nel sangue, la tau fosforilata a treonina-181 (P-tau181) e il neurofilamento leggero (NfL), possono predire il futuro declino cognitivo e la progressione verso la demenza della malattia di Alzheimer in individui con lievi deficit cognitivi. Questa interessante scoperta nasce da un recente studio pubblicato sulla rivista Nature Aging.

Questi risultati potrebbero aiutare lo sviluppo di esami del sangue di routine per monitorare la progressione della malattia di Alzheimer nelle popolazioni a rischio.

La malattia di Alzheimer nel mondo

Circa 50 milioni di persone in tutto il mondo convivono con la malattia di Alzheimer e questa condizione rappresenta il 50-70% dei casi di demenza. Il sintomo iniziale più comune è la difficoltà nel ricordare eventi recenti. Con l’avanzare della malattia, i sintomi possono includere problemi con il linguaggio, disorientamento e sbalzi d’umore.

Si ritiene che la malattia di Alzheimer si manifesti quando quantità anormali di proteine, amiloidi e proteine tau, si depositano a livello cerebrale e iniziano a invadere le cellule. Queste sostanze alterano la normale funzione cellulare con un significativo deficit di neurotrasmettitori e conseguente perdita progressiva della funzione cerebrale.

Ricerche recenti indicano che queste proteine ​​si trovano anche nel sangue e che i test basati sulle loro concentrazioni plasmatiche possono essere utilizzati per diagnosticare la malattia o distinguerla da altre forme comuni di demenza.

Modelli di previsione del rischio

Oskar Hansson e colleghi hanno sviluppato e convalidato modelli di previsione del rischio individualizzato di declino cognitivo e transizione alla demenza da malattia di Alzheimer utilizzando i dati di 573 pazienti con disabilità cognitive minori di due coorti indipendenti. Gli autori hanno confrontato l’accuratezza di diversi modelli basati su varie combinazioni di biomarcatori del sangue per prevedere il declino cognitivo e la demenza a quattro anni.

Hanno scoperto che il miglior modello predittivo era basato su una forma di tau chiamata P-tau181 e NfL, una proteina che riflette la presenza di morte e lesioni neuronali.

Gli autori concludono che i loro risultati dimostrano il valore dell’utilizzo di combinazioni specifiche di biomarcatori ematici per fare previsioni personalizzate sulla progressione della malattia di Alzheimer. Tuttavia, sottolineano la necessità di ulteriori ricerche su coorti più ampie.

 

 

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