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Le crisi anginose ricorrenti sono un indice di prognosi peggiore?

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Le forme di presentazione della malattia coronarica possono essere estremamente diverse ed oltre ai pazienti che esordiscono con un quadro di sindrome coronarica acuta, esistono molti soggetti con una malattia stabile, che si esprime esclusivamente con crisi anginose. Le stesse crisi anginose possono poi essere ben controllate dalla terapia o recidivare.

Pur trattandosi di pazienti con una malattia coronarica simile, la prognosi di questi pazienti è piuttosto incerta, stando ai risultati contrastanti che emergono dagli studi pubblicati sull’argomento. La domanda è: i pazienti con episodi anginosi ricorrenti hanno una prognosi peggiore rispetto a quelli asintomatici?

Per portare un utile contributo a chiarire quest’aspetto, arriva un’analisi condotta sul registro REACH (Reduction of Atherothrombosis for Continued Health) e pubblicata sul Journal of the American Heart Association.

Sono stati inclusi nell’analisi 26.159 pazienti con malattia coronarica ed un’età media di 68 anni, seguiti per un follow-up mediano di 43.5 mesi.

L’end point principale dello studio è stato un composito di morte cardiovascolare, infarto miocardico o ictus.

Gli end point secondari sono stati: morte per qualsiasi causa, scompenso cardiaco, ricovero per motivi cardiovascolari, rivascolarizzazione coronarica e angina instabile.

Durante il follow-up, l’end point primario si è verificato nel 16,3% dei pazienti con angina e nel 14,2% dei pazienti senza angina (Hazard ratio non aggiustato 1.19, p <0.001).

Nell’analisi aggiustata per differenti variabili però, l’associazione tra angina ed end point primario si attenua e diventa non significativa (HR aggiustato 1,06, p = 0,11).

Nel corso del follow-up i pazienti con angina hanno avuto un numero significativamente maggiore di episodi di scompenso cardiaco, di ricoveri per cause cardiovascolari e di rivascolarizzazioni coronariche.

Con precisione, è risultato che i pazienti con angina, rispetto a quelli asintomatici, hanno un rischio relativo maggiore del 17% per episodi di insufficienza cardiaca, del 29% per l’ospedalizzazione e del 23% per la rivascolarizzazione coronarica.

Da un lato sembra quindi debole l’associazione tra crisi anginose ricorrenti ed eventi cardiovascolari maggiori. D’altra parte, emerge con chiarezza come i pazienti con angina abbiano un rischio più elevato per altri importanti eventi clinici.

 

Cover

Eisen A, et al. Angina and Future Cardiovascular Events in Stable Patients With Coronary Artery Disease: Insights From the Reduction of Atherothrombosis for Continued Health (REACH) Registry. J Am Heart Assoc. 2016 Published online.

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