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Il trattamento con anticoagulanti diretti è sicuro e efficace anche in pazienti particolarmente magri

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Un recente studio condotto su una popolazione asiatica, pubblicato sul Journal of the American College of Cardiology, ha evidenziato come nei pazienti con basso peso corporeo gli anticoagulanti diretti (DOAC) siano più efficaci e sicuri rispetto al warfarin.

Gli anticoagulanti diretti e il warfarin

Per decenni il warfarin è stato l’unico anticoagulante orale disponibile per la prevenzione del tromboembolismo venoso nei pazienti con fibrillazione atriale. Con l’avvento dei DOAC si è reso disponibile un trattamento dalla farmacocinetica prevedibile, privo di interazioni con cibo e farmaci, da somministrare con un dosaggio fisso, senza necessità di un monitoraggio periodico.

I DOAC hanno un’efficacia simile rispetto al warfarin per la prevenzione tromboembolica e sono associati a minori sanguinamenti rispetto al warfarin. Esistono tuttavia popolazioni di pazienti ad alto rischio, in particolare quelli con disfunzione renale, in cui il rischio di sanguinamento è aumentato e di conseguenza le dosi del farmaco devono essere proporzionalmente ridotte.

I pazienti con fibrillazione atriale molto magri

Cosa dire dei pazienti particolarmente magri? Anche nel loro caso il dosaggio del farmaco andrebbe ridotto?

Per cercare di rispondere a questa domanda un gruppo di ricercatori sudcoreani ha confrontato efficacia e sicurezza di un trattamento con DOAC e con warfarin in oltre 20.000 pazienti con fibrillazione atriale e peso corporeo basso (≤60 kg).

I ricercatori hanno utilizzato per l’analisi il database del Servizio nazionale di assicurazione sanitaria coreano da gennaio 2014 a dicembre 2016.

Gli endpoint dello studio sono stati differenti e hanno considerato gli eventi come ictus ischemico, emorragia intracranica, ospedalizzazione per emorragia gastrointestinale, ospedalizzazione per sanguinamento maggiore, morte per tutte le cause e un composito di ictus ischemico, emorragia intracranica, ospedalizzazione per emorragia gastrointestinale e morte per qualsiasi causa.

Migliori risultati per gli anticoagulanti orali diretti

I risultati hanno evidenziato come, rispetto al warfarin, i DOAC erano associati ad un rischio inferiore del 41% di ictus ischemico e del 30% del rischio di sanguinamento maggiore, principalmente dovuto alla riduzione degli episodi di emorragia intracranica.

Inoltre, il trattamento con DOAC era associato ad un minore rischio di ricovero per sanguinamenti gastrointestinali (HR 0,82) e ad una minore mortalità per tutte le cause (HR 0,70).

Stratificando i risultati in base al peso corporeo, gli autori hanno messo in luce come i pazienti particolarmente magri, con un peso inferiore ai 50 kg, trattati con DOAC, presentassero nel confronto dei due farmaci un minor rischio di sanguinamento maggiore e un miglior beneficio clinico netto.

Il trattamento anticoagulante in pazienti magri

Questo studio affronta un problema concreto: avere la certezza che il trattamento con anticoagulanti diretti sia efficace e sicuro anche in presenza di un peso corporeo particolarmente ridotto. La sperimentazione nasce in Asia, una regione dove la corporatura della popolazione è mediamente inferiore a quella delle corrispondenti popolazioni occidentali. Qui era probabilmente più sentita la necessità di confermare che anche in soggetti magri le dosi di anticoagulante assunto dai paziente fossero in grado di proteggere efficacemente dagli eventi tromboembolici. Soprattutto però, bisognava avere la certezza che le dosi di DOAC non fossero eccessive in funzione del peso corporeo, tanto da esporre il paziente ad un maggior rischio di eventi emorragici.

I risultati in questo senso appaiono rassicuranti, confermando anche nei pazienti con peso ridotto un ottimo profilo degli anticoagulanti diretti in termini di efficacia e sicurezza.

 

Franco Folino

 

So-Ryoung Lee, et al. Direct Oral Anticoagulants in Patients With Nonvalvular Atrial Fibrillation and Low Body Weight. J Am Coll Cardiol 2019; 73: 919-31.

 

 

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