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Pochi grammi di sale in più al giorno e il rischio cardiovascolare cresce drasticamente

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Il fatto che consumare cibi ricchi di sale possa contribuire a far salire i livelli di pressione arteriosa è cosa ben nota. Altrettanto consolidato è il concetto che valori pressori elevati si associano ad un aumento del rischio di sviluppare malattie cardiovascolari.

Un recente studio clinico, finanziato dall’American Heart Association e dal National Institutes of Health, ha cercato di definire in modo più preciso le relazioni tra l’assunzione di sodio e potassio e il rischio cardiovascolare, utilizzando il metodo più accurato per valutare l’assunzione di questi elementi: l’analisi delle urine.

I risultati di questo studio, pubblicato sul New England Journal of Medicine, hanno evidenziato che assunzioni elevate di sodio e basse di potassio erano associate a un maggiore rischio cardiovascolare.

Meno insaccati, più frutta e verdura

Negli ultimi decenni le abitudini alimentari delle persone sono cambiate in modo progressivo ma radicale. Così, i prodotti dell’agricoltura hanno lasciato il posto a cibi lavorati, ad alto contenuto di grassi saturi, zuccheri e sale. Il sodio è un nutriente essenziale, necessario per il mantenimento del volume plasmatico, l’equilibrio acido-base, la trasmissione degli impulsi nervosi e la normale funzione cellulare. Però, come sappiamo, un eccessivo consumo di sale è causa un aumento dei valori di pressione arteriosa e, di conseguenza, all’aumento del rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, come l’infarto miocardico e l’ictus.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda agli adulti di consumare meno di 5 g (poco meno di un cucchiaino da te) di sale al giorno.

Gli alimenti che contengono alte quantità di sodio sono i dadi da brodo, la salsa di soia, i salumi e il formaggio.

Ai giorni nostri si consuma poca frutta e verdura, alimenti che non solo contengono meno sale, ma che sono ricchi di fibre, importanti per una dieta sana.  Frutta e verdura contengono però anche un altro nutriente essenziale, il potassio, che svolge importanti funzioni nel nostro organismo, come il mantenimento del volume totale dei liquidi corporei, dell’equilibrio acido ed elettrolitico e della normale funzione cellulare. L’aumento dell’assunzione di potassio si è dimostrato inoltre in grado di ridurre la pressione arteriosa sistolica e diastolica.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità suggerisce di consumare giornalmente circa 3,5 grammi di potassio.

Tra gli alimenti che contengono le maggiori quantità di potassio ci sono l’avocado, il kiwi, la banana, i meloni, le mandorle, le noci, le patate e i legumi, come fagioli, lenticchie e ceci.

Campioni di urina delle 24 ore

Nonostante gli effetti deleteri dell’eccessivo consumo di sodio sia confermati da differenti studi clinici, non altrettanto ben definita è la relazione tra assunzione di sodio e malattie cardiovascolari. Questo nuovo studio cercare di portare dati concreti per colmare questa lacuna.

I ricercatori hanno sviluppato una metanalisi utilizzando i dati provenienti da sei coorti di adulti sani, in cui l’escrezione di sodio e potassio è stata valutata con l’uso di almeno due campioni di urina delle 24 ore per partecipante.

L’end point principale dello studio era l’occorrenza di un evento cardiovascolare, rappresentato da una rivascolarizzazione coronarica, un infarto miocardico, fatale e non fatale, o un ictus.

Gli oltre 10.000 partecipanti valutati avevano un’età media di 51 anni e il 54,2% erano donne.

Maggiore escrezione di sodio, minore escrezione di potassio e il rischio cardiovascolare sale

Nel corso di un follow-up mediano di 8,8 anni, sono stati registrati 571 eventi cardiovascolari, che riflettono un tasso di incidenza nella popolazione di 5,9 casi per 1.000 persone all’anno.

L’escrezione urinaria mediana di sodio nelle 24 ore è stata di 3.270 mg. L’analisi, che ha considerato anche eventuali fattori confondenti, ha evidenziato come una maggiore escrezione di sodio, una minore escrezione di potassio e un rapporto sodio-potassio più elevato, sono risultati associati a un rischio cardiovascolare più elevato.

Confrontando i due quartili con escrezione urinaria di sodio e potassio rispettivamente più alta e più bassa, i rapporti di rischio erano 1,60 per l’escrezione di sodio, 0,69 per l’escrezione di potassio e 1,62 per il rapporto sodio-potassio.

Ogni incremento giornaliero di 1 grammo nell’escrezione di sodio è stato associato ad un aumento del 18% del rischio cardiovascolare e ogni incremento giornaliero di 1 grammo nell’escrezione di potassio è stato associato a una diminuzione del rischio del 18%.

Il rischio inverso esercitato da sodio e potassio

I risultati ottenuti da questa ricerca da un lato portano un risultato atteso, confermando l’effetto deleterio sulla salute cardiovascolare esercitato da un eccessivo consumo di sodio. Dall’altro, presentano incrementi di rischio a due cifre, cosa che forse non era poi così scontata.

L’analisi mette chiaramente in evidenza il rapporto inverso esercitato da sodio e potassio. Assunzioni più elevate di sodio e più basse di potassio risultano associate a un rischio di sviluppare eventi cardiovascolari decisamente più elevato.

Come abbiamo visto, l’incremento di 1 grammo nell’escrezione di sodio è risultato associato a un aumento del rischio cardiovascolare del 18%. In condizioni normali, circa il 90% del sodio introdotto con gli alimenti viene eliminata con le urine. Fatte le debite proporzioni, e considerando il contenuto di sodio nel sale utilizzato nell’alimentazione, un grammo di sodio rilevato nelle urine riflette un’assunzione con la dieta di circa 2, 5 grammi di sale alimentare. Quindi basta assumere 2,5 grammi di sale alimentare in più al giorno per far aumentare in modo considerevole il proprio rischio cardiovascolare.

L’aspetto positivo che emerge dalla ricerca è che un incremento simile dell’apporto di potassio può contrastare questo aumento del rischio in modo proporzionale.

Quello che resta da confermare, e non è deducibile dai risultati dello studio, è se questo incremento di rischio cardiovascolare sia dovuto semplicemente all’aumento dei valori di pressione arteriosa o se siano coinvolti altri fattori.

Comunque sia, è evidente, come concludono gli autori, che è indispensabile promuovere una riduzione dell’assunzione di sodio e un aumento di quella di potassio, per migliorare la salute cardiovascolare delle persone.

 

Franco Folino

 

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