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Essere mattinieri è una questione di geni e si associa ad una maggior benessere

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La variabilità genetica influenza la propensione di una persona ad essere mattiniera, con potenziali conseguenze per la salute mentale. E’ questo quanto riporta un articolo pubblicato su Nature Communications. Questo ampio studio di associazione, che ha riguardato tutto il genoma, espande il lavoro precedente e aumenta il numero totale di loci genetici che possono essere associati al cronotipo (la propensione innata a dormire in un determinato momento) da 24 a 351.

Lo studio del cronotipo e le sue conseguenze

Michael Weedon e colleghi hanno analizzato le varianti genetiche in due popolazioni, per un totale di 697.828 partecipanti, rispetto alla predisposizione soggettiva, auto-segnalata,  al risveglio nelle prime ore del mattino. Dei loci identificati in questa analisi, 327 non erano stati associati al cronotipo in precedenza. Poiché l’autovalutazione può essere inaccurata o parziale, gli autori hanno cercato un’ulteriore convalida per questi risultati utilizzando i dati di un sottogruppo di partecipanti (85.760) per i quali erano disponibili misure oggettive del sonno tramite l’uso di un monitor di attività.

I risultati hanno confermato che i loci del cronotipo sono associati agli orari in cui si verifica addormentamento e sveglia, ma non alla sua qualità o durata.

Usando più test statistici per studiare la relazione tra cronotipo e lo sviluppo di malattia, hanno scoperto che essere una persona mattiniera si correla ad un maggiore benessere soggettivo. Questo comportamento era anche associato ad un minor rischio di depressione e di schizofrenia.

Un’associazione da confermare in ulteriori studi

Gli autori osservano che la maggior parte delle associazioni evidenziate in questo studio si basa sulla determinazione degli orari del sonno derivati da una auto-segnalazione, raccolta tramite risposte fornite tramite un questionario. Per questa ragione, i dati raccolti potrebbero essere soggetti a errori di segnalazione. Sono quindi necessari ulteriori studi, per confermare qualsiasi ruolo causale che queste varianti genetiche potrebbero avere nel rischio di sviluppare malattie.

 

Samuel E. Jones, et al. Genome-wide association analyses of chronotype in 697,828 individuals provides insights into circadian rhythms. NATURE COMMUNICATIONS  (2019) 10:343.

 

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