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Dormire poche ore può portare alla demenza

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Passiamo gran parte della nostra vita dormendo e il sonno rappresenta una fase importante della nostra giornata, perché ci consente di recuperare energie fisiche e mentali. Differenti studi hanno cercato di identificare quale sia la durata ideale del sonno e qualche anno fa la National Sleep Foundation ha emesso alcune raccomandazioni specifiche per le differenti fasce di età.

Il panel ha convenuto che, per gli individui sani, la durata del sonno appropriata per gli adolescenti è compresa tra le 8 e le 10 ore, per i giovani adulti e per gli adulti tra le 7 e le 9 ore e per gli anziani tra le 7 e le 8 ore.

Cosa succede se non si rispettano questi canoni? Anche in questo caso gli studi pubblicati sono molti e quasi sempre emerge in modo molto chiaro che uscendo da questi intervalli di durata del sonno si rischiano differenti problemi di salute.

Così, un sonno troppo breve è stato associato ad un aumento del rischio di obesità, di diabete mellito, di malattie cardiovascolari e addirittura di mortalità per tutte le cause. Un aumento del rischio per queste stesse malattie è stato però evidenziato anche nelle persone che dormono troppo a lungo. Sembra quindi che per mantenersi in salute si debbano dormire un numero ben preciso di ore ogni notte, senza riduzioni o eccessi.

Maggiori depositi di sostanza β-amiloide

Uno dei campi in cui più si è sviluppata la ricerca in quest’ambito è quello che ha valutato le correlazioni tra ore di sonno ed alterazioni delle funzioni cerebrali superiori. Solo qualche mese fa vi avevamo presentato un articolo che metteva in luce un rischio di sviluppare una demenza nelle persone di mezza età che dormono sei ore o meno a notte.

Un recente studio, pubblicato sulla rivista JAMA Neurology, ha dimostrato che sia la durata del sonno breve, sia quella lunga, si associano ad un rischio maggiore di sviluppare un declino cognitivo. La ricerca evidenzia inoltre che riduzioni ed eccessi delle ore di sonno possono causale negli anziani anche maggiori depositi di β-amiloide, una sostanza caratteristiche della malattia di Alzheimer, maggiori sintomi depressivi e un indice di massa corporea più elevato.

Questa ricerca ha utilizzato dati raccolti nello studio Anti-Amyloid Treatment in Asymptomatic Alzheimer’s Disease, condotto negli Stati Uniti, Canada, Australia e Giappone. I soggetti inclusi nell’analisi avevano un’età compresa tra 65 e 85 anni, avevano dati completi sul genotipo dell’apolipoproteina E, non erano affetti da demenza ed avevano un profilo cognitivo intatto.

Tutti erano stati sottoposti ad una tomografia a emissione di positroni (PET) per la ricerca di β-amiloide.

Scopo dello studio è stato quello di valutare le associazioni tra la durata del sonno, così come riferita dal paziente, e il carico di β-amiloide cerebrale, nonché le variabili demografiche, cognitive e di stile di vita negli adulti con cognizione normale.

La durata del sonno è stata categorizzata in tre fasce: breve, 6 ore; normale, 7-8 ore; lungo, 9 ore.

Una ridotta performance cognitiva

I risultati dell’analisi hanno evidenziato come una durata del sonno breve si associava, in modo lineare, a un carico più elevato di β-amiloide; si associava inoltre a una ridotta performance cognitiva, principalmente nei domini della memoria.

Al contrario, non è stata trovata alcuna differenza nella concentrazione di β-amiloide tra i gruppi di durata del sonno lungo e normale. D’altra parte, chi dormiva più a lungo o troppe poche ore presentava un indice di massa corporea più elevato e maggiori sintomi depressivi, rispetto a chi dormiva un numero di ore considerato normale. Infine, una durata del sonno lunga è risultata associata a prestazioni peggiori in più domini cognitivi.

Né troppo né troppo poco

Anche questo nuovo studio sembra quindi confermare che in medio stat virtus. Gli adulti devono dormire 7-8 ore di sonno a notte, altrimenti si rischiano problemi rilevanti per la salute.

In particolare, viene messa in luce la pericolosa associazione tra le poche ore di sonno e l’accumulo di β-amiloide. Cosa che fortunatamente non è stata evidenziata in chi dormiva oltre il normale.

L’accumulo di questa sostanza è stato attribuito al fatto che viene maggiormente prodotta quando si è svegli e viene rimossa durante il sonno, nelle fasi REM, quando si sogna. Un accumulo che nell’invecchiamento di accompagna all’insorgere di una vera e propria malattia di Alzheimer.

D’altra parte, la durata eccessiva del sonno sembra comunque causare un peggioramento delle funzioni cognitive con l’invecchiamento, che sembrano quindi indipendenti dal depositarsi di sostanza β-amiloide.

Tutti questi risultati, sostanzialmente in linea con le altre ricerche pubblicate in quest’ambito, sembrano quindi confermare l’importanza del dormire un numero adeguato, ma non eccessivo, di ore di sonno.

 

Franco Folino

 

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